Quei Colpi di Lupara

Chi era Peppe Tizian, uomo e padre?

Un instancabile sognatore, ma con i piedi sempre per terra. Affettuoso e duro quando serviva. Amante delle moto e dei motori. Sentiva la giustizia sociale come un principio da cui la società non poteva prescindere. Come padre per i pochi anni che mi ha tenuto per mano è stato capace di trasmettermi coraggio e onestà. E con la sua morte mi ha insegnato a resistere.

http://youtu.be/OLaCBpShQiA

Il 23 ottobre 1989, a colpi di lupara, veniva assassinato tuo padre, Peppe Tizian mentre da Locri rientrava a Bovalino dopo una giornata di lavoro. Quanti anni avevi? Cosa ricordi o cosa ti è stato raccontato di quella sera?

Avevo 7 anni, ricordo poco e niente. Immagini confuse, una nebulosa di ricordi. Ricordo che mi è stato raccontato subito come un incidente, poi la verità. Terribile. (IoMiChiamoGiovanniTizian)

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Giovanni Tizian

Giovanni Tizian mi è molto simpatico. E’ una persona riservata, è timido, educatissimo ed è quello che si immagina possa essere un giornalista della vecchia scuola. Sul posto di lavoro è un secchione: studia tutto, ogni particolare, ricorda a memoria gli atti processuali ed è una miniera di informazioni, un’enciclopedia viaggiante. Basta leggere qualche pagina di Gotica che ti accorgi con chi hai a che fare: uno serio, scrupoloso, un lavoratore in profondità.

Oggi, dopo indagini che proseguivano da tanti mesi, è stato arrestato Nicola Femia (sospettato di essere un importante boss della ‘ndrangheta) e Guido Torello. Tra gli elementi che hanno portato all’arresto dei due (insieme ad alti 17 sospetti membri di ‘ndrine) c’è un’intercettazione resa nota dagli inquirenti che lascia basiti. Si fa riferimento esplicito agli articoli che Giovanni stava scrivendo sulla “Gazzetta di Modena” sul racket del gioco d’azzardo. “O la smette o gli sparo in bocca“, dice Torello. La registrazione è agghiacciante, ma lo è ancora di più se si considera la storia di questo ragazzo che ha vissuto braccato dalla violenza mafiosa. Prima con il rogo della fabbrica del nonno, che si opponeva al poteri criminale della Locride e non voleva pagare il pizzo, poi nella forma più tragica, quando era ancora un bambino di 7 anni e non vide più tornare a casa il padre, vittima di un agguato di ‘ndrangheta.

Cosa si può dire di fronte a una storia come questa? Coraggio! Non mollare: una vita migliore è possibile perchè le mafie si possono sconfiggere. Sì si può provare a dire qualcosa di questo genere… Ma, quasi sempre, è lui che incoraggia e sostiene chi lo guarda sgomento e senza parole. Lui che usa la parola scritta sul blog, sul giornale, sui libri. Ora anche in Germania, dove la ‘ndrangheta ha colpito a Duisburg e dove la versione tedesca suo libro sta vendendo molto bene.

Lui e la sua compagna sono persone notevoli condannate a non rientrare nella loro abitazione in modo spensierato, c’è sempre un agente che mette la chiave nella toppa, che entra in casa prima di loro per controllare che tutto sia a posto. C’è sempre qualcuno che li accompagna sotto casa quando vanno a cena dagli amici. Sì un’altro modo di vivere c’è e oggi, con l’arresto di chi voleva sparare in bocca a questo ragazzo, c’è anche una speranza in più.