Il ciclista lettore (di Daniele Bellasio)

Ott 26, 14 Il ciclista lettore (di Daniele Bellasio)
Daniele Bellasio
Giornalista
La nostra prima volta. Mi pare fossimo a Perugia, all’IJF. Ci presentò Gianni Riotta.
Il ciclista lettore
Non lontano da Xian, Cina. 1991.
La foto. C’erano dei lavori in un argine di un fiume: quando in quei tempi, in Cina, si sistemava una strada, lo scenario era impressionante: migliaia di persone che come formiche lavoravano forsennatamente. A cinquanta metri da quel putiferio uno da solo era concentrato sul suo giornale…

 

 

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Lorena mi spiega che “Manu lavora sempre per quella roba finanziaria, ma si è trasferita da Cipro a Shanghai”. Come sta? “È la sua città ideale. Si riesce a muovere bene, anche se è immensa. Però si muove con la mascherina per proteggersi dall’inquinamento: ci manda le foto dal treno, sempre con la mascherina”. A Natale era già lì.

Valentina dice che ha incontrato per caso il fratello del presidente in una caffetteria di Hong Kong dove di solito lavora al computer in attesa di avere un ufficio. Racconta che è andata a vivere là da un anno, dopo essersi licenziata da un posto più o meno sicuro. Spiega che è andata là con i figli piccoli perché suo marito doveva abitare nella regione: fa l’architetto della moda, dei negozi della moda, e la moda si sta trasferendo in quella zona del mondo. Conferma che là si possono fare molte cose, sta diventando imprenditrice di se stessa.

A proposito di architetti, Edoardo mi regala un libro, è l’opera premiata di un collega che progetta case in Vietnam, nel nuovo Vietnam: “HàNoi 2050 – Trilogia di un paesaggio asiatico” di Matteo Aimini (INU Edizioni). Mi chiede se secondo me è una follia oppure no aprire una società di progettazione e di export di mobili o simili per lavorare laggiù, se non proprio per trasferirsi.

Francesco, intanto, mi invita a pranzo di passaggio tra New York e Singapore. Sta traslocando perché sua moglie non poteva rifiutare un’offerta di lavoro laggiù. Si sta organizzando per studiare i Big Data e insegnare quel che può. A Singapore – pare – hanno una vocazione profonda per la programmazione dei futuri compiti e ruoli dello Stato. Visto che in altezza hanno un po’ già dato, a un passo dalla Cina stanno costruendo in profondità le casseforti delle informazioni globali e il loro futuro come economia a risorse molto scarse.

Scarsi sono anche i volumi in vendita nella bancarella langarola e letteraria per finanziare la fondazione culturale del paese. Compro e leggo “Le stagioni di Giacomo” di Mario Rigoni Stern. Compro e leggo “Mekong” di Alberto Arbasino. “Questo triangolo dell’oppio a molte punte tra Laos e Birmania e Thailandia e Cina sarà poi tutto d’oro? E sarà proprio qui?”, scrive il maestro.

Ricordo di Massimo, un anno di vita diviso in tre, tra Ancona, Bangkok e Marsiglia. Il tutto per 5 euro (i due libri), il tutto in meno di venti giorni (l’Oriente chiama). Di giugno.

Infine arrivi tu, prima su Twitter e poi in fotografia. Tu credi che io stia leggendo. Ma che cosa? Tu pensi che il muro di cinta sia di una prigione. Ma io sono dentro o fuori? Tu credi di ricordare quegli anni color grigio povero. Ma c’eri davvero? Ti sbagli. Sembra un quaderno, dice Daniela. Ma stai viaggiando? Dimmi soltanto una cosa: la bici sta cadendo?