La donna cannone (di Graziella Balestrieri)

Dic 09, 14 La donna cannone (di Graziella Balestrieri)

Graziella Balestrieri

Giornalista

La nostra prima volta. E’ un caso particolare: Eclettismi ci ha fatto incontrare e non è stato il frutto di un incontro. E’ curiosa e innamorata della musica e del cinema, che studia e racconta in forma compulsiva. 

La donna cannone

Capalbio, 2010

La foto. L’opera più ambiziosa di Niki De Saint Phalle vale la gita in ogni stagione. Il Giardino dei Tarocchi è “una tutto un equilibrio sopra la follia”.

 

 

Giardino dei Tarocchi, Capalbio, 2010

Giardino dei Tarocchi, Capalbio, 2010

Federico Fellini. Quando ho visto questa foto il primo pensiero è stato lui. A quelle caricature, a quelle figure così esagerate in tutta la loro bellezza. Pensavo a quel libro dei sogni che tempo fa mi ero regalata, pur avendo in tasca i soldi contati. Due copie e i miei soldi erano finiti. Con soddisfazione li portai a casa. E’ un libro straordinario, caricature, sogni, pensieri, quello che per me è la parte al rovescio più bella di questo mondo . Non l’ho mai vista questa foto prima che Claudio Caprara me la mostrasse, non sapevo che esistesse un giardino dei tarocchi. Ecco quando mi è stato detto che questa foto rappresentava “La donna cannone” poi ho iniziato a smorzare i miei ricordi felici sul Libro dei sogni e di colpo associando alla foto Francesco De Gregori mi si sono accavallati pensieri che avevo cancellato da un paio di mesi. Ho pensato a questa statua in mezzo ai Giardini di Piazza Mazzini.
Questa foto, questa donna cannone come se di colpo si fosse piazzata sui ricordi.
Quando lo conobbi una delle prime cose che mi disse fu: “Ti porto gli articoli di Francesco De Gregori su Federico Fellini “. Ero la persona più felice del mondo, potevo leggere il mio cantautore preferito che aveva scritto della sua passione per Federico Fellini. E tutto questo proveniva dall’uomo che mi sembrava quella parte al rovescio del mondo. Ogni volta che lo aspettavo, che gli vedevo attraversare quel pezzo di strada che lo portava a me ( Io mi ricordo ancora il suo sorriso, e non è per scrivere poesia ) pensavo a La donna cannone. Ero consapevolmente triste. Non l’ho mai amata molto questa canzone e il fatto che io la associassi a quel momento di attesa non era proprio positivo dentro di me. Quella frase “ giuro che lo farò” l’avrò pronunciata mille volte, mille volte buttata a terra, mille volte calpestata. E lui mille volte se ne è andato via. Sono tre giorni che fisso questa immagine, mi fa quasi paura ora. Guardo il suo volto nero, le sue labbra così marcate, questa immensa donna che avrebbe dovuto trasformarsi in un qualcosa di leggero per volare via insieme a un amore. Poi la riguardo e ripenso alla canzone: perché lei ci è riuscita e io no? Che paura avevo di portarlo nel mio cuore? Ero caricatura anche io. Ero enorme come mai la donna cannone era stata.  Avrei dovuto togliermi quella corona sulla testa, avrei dovuto ricoprirlo di quel fiore così marcatamente profumato nei colori sul seno sinistro dell’immagine. Avrei dovuto mostrargli quel cuore che per una sorta di visione del mio mondo alla rovescia anche nell’immagine sta a destra. Forse avrei dovuto aprire quella porticina bianca. Ma io gli buttai addosso tutta la mia sete, tutta la fame che avevo, gli ho sputato la carne in faccia e ho fatto si che le ossa diventassero una gabbia. Sono rimasta immobile, la donna cannone non potevo essere io . E alla fine è vero, quel cielo nero  nero è diventata l’unica costante da quando lui non c’è più. Non mi siedo ai giardini di Piazza Mazzini da tanto tempo ormai. Ci passo intorno, li evito. E quel “ giuro che lo farò” rimane sempre la promessa che vorrei ripetere e che purtroppo non potrò mai più mantenere. C’è un occhio blu e uno verde nella foto, ecco quei colori così diversi potevamo essere noi, ci voleva solo un po’ di fantasia a tenerli insieme, dovevamo volare e invece ci siamo schiantati a terra.