Parole per Imola: Sanità pubblica

Set 08, 17 Parole per Imola: Sanità pubblica

Vittorio Chioma. Di origini marchigiane, ma imolese di adozione, è un professionista molto conosciuto in città. Laureatosi in Medicina e Chirurgia nel 1978, Vittorio Chioma è stato assunto nel 1979 dall’allora USL 23 come medico geriatra, per poi vedersi affidare incarichi di sempre maggior rilievo, tra cui la direzione della UOC Lungodegenza post acuti (dal 2002 al 2012), del reparto di Geriatria e Lungodegenza (dal 2013) e del Dipartimento Medico (dal 2008 a tutt’oggi). A mio parere è uno dei pochi medici che ha una visione strategica, politica e sociale… sono molto contento di questo pezzo che spiega benissimo quali azioni potranno definire la qualità della sanità pubblica nel futuro di Imola. (Cap)

 

SANITA’ PUBBLICA

Riflessioni generali

Gli ultimi dati disegnano uno scenario in cui più di 12 milioni di cittadini (in questi sono compresi molti imolesi) hanno procrastinato le loro cure a causa della mancanza di risorse economiche.

La rinuncia alle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini è un evidente segnale di una Sanità Pubblica che arranca.

Sui media si legge spesso che sarebbe giusto dare dignità al diritto costituzionale della tutela della salute dei cittadini, indipendentemente dalle capacità economiche, riorganizzare il SSN (servizio sanitario nazionale)  e, in nome dei principi di Dignità, Equità, Salute, Appropriatezza, Economicità, distribuire Servizi Sanitari in maniera equa, uniforme, gratuita  su tutto il territorio nazionale.

Noi, cittadini italiani, l’abbiamo già una legge che dice tutto questo, la 833, la legge che determinò il passaggio dalle mutue e dal privato al SSN, alla Sanità Pubblica, la legge, di cui, il prossimo anno ricorre il 40° anniversario.

Fu una riforma sanitaria avveniristica che operò un cambio di paradigma: oltre all’aspetto clinico terapeutico, assunsero rilevanza la prevenzione, la riabilitazione e il MMG (medico di medicina generale) diventò il vero responsabile ed ordinatore della salute del proprio paziente.

Purtroppo, il SSN, la Sanità Pubblica, la 833, di cui spesso dimentichiamo l’esistenza,  sono, sin dalla nascita (1978), sottoposti ad attacchi  sia volontari che inconsapevoli  (“meno stato più mercato”, “fuori i politici dalla sanità”) che ne stanno determinando una drastica contrazione, con l’ingresso in campo di concetti privatistici ed un ritorno alle mutue ed al privato,  concetti di concorrenza, produttività, analisi di costo, economie di scala e da ultimo di macro-aggregazioni.

Riflessioni locali

La moda del grande, dell’aggregazione imperversa: la sanità imolese deve accorparsi con quella bolognese!

Ora, è anche vero che in sanità strutture di dimensioni eccessivamente ridotte non sono competitive e sopratutto non sono sicure (nulla giustifica infatti l’esistenza di ospedali con meno di 100 posto letto o di punti nascita con meno di 500 parti l’anno), ma, nello stesso modo, l’aggregazione di 4 grandi ospedali che determinano un parco uomini di circa 12000 dipendenti  può comportare un gestione più complessa ed improduttiva delle strutture stesse.

In sanità, in occasione di processi di macro-aggregazione, non sempre si ottengono economie di scala come avviene per i settori economici classici. Spesso in presenza di accorpamenti di Aziende Sanitarie si assiste, al contrario, ad una impennata dei costi.

Le Aziende Sanitarie producono un prodotto particolare, la salute, che non può rispondere solo alla logica del profitto, del pareggio di bilancio (Bologna non lo raggiunge) e del rapporto costo-beneficio, che limiterebbe grandemente i diritti dei cittadini.

Le Aziende sanitarie medio-piccole, come Imola, possono essere non solo efficaci, ma anche efficienti, umane e possono dare la giusta risposta di prossimità per i servizi clinici generali che  è ciò di cui  il cittadino necessita ed è ciò che i clinici (i responsabili della salute) raccomandano da decenni. Tra l’altro Imola è in ordine, anzi in anticipo, sulla dotazione di posti letto per mille abitanti richiesti dalle norme nazionali, contrariamente a quasi tutte le altre Aziende regionali, inclusa Bologna.

A seguire alcuni punti su cui agire per rendere migliore la sanità pubblica ad Imola:

  • Difesa delle autonomie, che non è in contraddizione con l’impianto delle reti cliniche (fare lavoro di rete tra le diverse strutture ospedaliere non comporta l’inglobamento delle strutture più piccole da parte delle grandi). No fusione, no accorpamento.
  • Allargare il territorio di competenza dell’Ospedale di Imola (uno dei pochi DEA in Area) alla parte est della ex provincia di Bologna (Ozzano Emilia, San Lazzaro di Savena, Budrio), dove garantire una risposta all’emergenza, se si vuole che  non venga declassato perchè il territorio attuale di riferimento comprende meno di 150000 abitanti.
  • Sviluppare le reti cliniche, laddove utili e necessarie (non sempre lo sono).
  • Valorizzare i professionisti per ottenere un prodotto di qualità.
  • Assicurare un comportamento premiante per i migliori.
  • Sviluppare in ospedale l’intensità e la continuità di cure che da tempo sono state dimenticate.
  • Dichiarare irrinunciabili i primariati: di Chirurgia (non parlo della SSIA del Prof. Pinna), Medicina 1 e 2, Geriatria – Lungodegenza, Ortopedia, Cardiologia, Anestesia e Rianimazione, Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza, Urologia (anche dopo la convenzione col Maggiore), Oculistica per la banca delle cornee, Pediatria, Otorino, Ginecologia – Ostetricia (anche dopo un’eventuale convenzione con Bologna).
  • Assicurare lo sviluppo delle cure intermedie.
  • Sviluppare la geriatria territoriale in collegamento con l’attività della Geriatria Ospedaliera, sempre più vocata alla garanzia di continuità ospedale – territorio.
  • Rafforzare il distretto dotandolo, finalmente – dopo più di un anno di latenza – di un suo direttore responsabile medico. Il distretto nel nuovo PSSR (piano sociale e sanitario regionale) assume un più forte rilievo  in termini di governance territoriale.
  • Sviluppare la Medicina d’Iniziativa per ridurre l’impatto del paziente cronico sul sistema.
  • Sviluppare progetti per la prossimità e la domiciliarità: interventi , percorsi e servizi utili a consentire alla persona di restare nell’ambiente quotidiano di vita, rendendogli più fruibile la propria casa, ma anche il contesto della quotidianità.
  • Mantenere intatti la attuale rete e dotazione di strutture per anziani e disabili ed i Fondi FNA (Fondo Non Autosufficienze) e FRNA (Fondo regionale per la non autosufficienza).
  • Rafforzare l’integrazione con Montecatone e svilupparlo sempre più come centro d’eccellenza.
  • Fare attenzione alle liste d’attesa (affidarsi alla libera professione deve rappresentare una libera scelta, non l’unico modo per ottenere una risposta).
  • Riassicurare un ruolo centrale alla prevenzione ed alla riabilitazione.
  • Investire in risorse umane (professionisti capaci da portare a Imola) e in risorse materiali (diagnostica per immagini, chirurgia mininasiva, robot per gli interventi urologici).
  • Sostenere le strutture territoriali (Medicina del Lavoro, Salute Mentale, SERT, Servizio Veterinario, Servizio Igiene Pubblica, Medicina di Base), vanto e fiori all’occhiello della nostra AUSL, allargandone i territori di competenza (La Via Emilia deve essere una strada a doppio senso di marcia).

 

Documenti di riferimento per le riflessioni future. Nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale ER 2017-2019 (PSSR),  DM 70/2015 (Decreto Balduzzi), DGR 2040/2016 (Delibera regionale sulla riorganizzazione della rete ospedaliera); Documento approvato dalla CSST Metropolitana Bolognese (novembre 2016), elaborato dalla ASL di Bologna senza alcun coinvolgimento imolese.