Un altro mondo (di Catia Masi)
Feb 02, 15
Catia Masi
Ciclista Urbana
La nostra prima volta. Ricordo perfettamente i suoi occhi e il suo sguardo quando era seduta su una scrivania dell’ufficio del segretario del PDS di Imola, dondolando le gambe. Forse era ottobre del 1994… Poi, chi l’avrebbe mai detto?…Un altro mondo
Pechino, 1991
La foto. Uno non può dire di avere visto le biciclette intanto che non è andato a Pechino.
E’ una cosa seria. E’ una cosa maledettamente seria. Qui c’è da pedalare, c’è bisogno di fare, faticare. Non lasciatevi ingannare da quel sorriso sul manifesto: un sorriso grande come il mio torace è per forza un sorriso falso. E quell’auto? Penserete: “fortunato lui che ha la vita facile”, mentre noi siamo qui a pedalare. No, non ha la vita facile: è un povero fantasma solo. Nessuno vede la sua faccia, nessuno sa chi sia, nessuno si preoccupa di lui, nessuno si ricorderà di lui. E di me? Non mi importa, non è questo che mi preoccupa. Il mio pensiero è quello di andare e sono concentrato nello sforzo delle gambe che mi assistono. La tensione delle braccia che stringono inutilmente il manubrio: non serve mica stringerlo così forte per guidare una bicicletta. Eh no, ma a volte si disperdono energie. Però mi aiuta a restare concentrato: la strada, i pensieri, il lavoro, la famiglia e così finisco per stringere inutilmente il manubrio. Anch’io sono solo qui in mezzo alla strada, ma ditemi se non avete subito pensato che quelli sullo sfondo fossero i miei fratelli. Sì lo so, l’avete fatto. Siamo fratelli di sangue: di sangue che tinge le strade.
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