La bicicletta (di Nino Villa)
Nov 11, 15
Nino Villa
Ciclista leninista
La nostra prima volta. Credo sia stato a Bologna nel 1977, quando era un noto esponente del servizio d’ordine. Poi si è trasferito ad Imola e l’ho apprezzato per molte delle qualità che ha.
La bicicletta
Ciapas. Messico. 1993.
La foto. Era una giornata di pioggia e il sole ha fatto capolino per pochi minuti. Gli zapatisti non erano ancora conosciuti e quella bicicletta sembrava un privilegio.
Quello in bicicletta si chiama Bernardo, il suo amico è Diego. Il primo ha quattordici anni, l’altro è un po’ più grande. Si ritrovano come ogni pomeriggio verso sera, dopo la scuola e dopo aver sbrigato le commissioni avute dai genitori e vanno in giro chiacchierando per le strade di San Cristobal de las Casas capitale del Chiapas nel sud del Mexico, regione poverissima a grande concentrazione di nativi di origine Maya, che è anche la loro.
Sono più grandi della loro età e dai loro discorsi si presagisce che sta per succedere qualcosa di importante.
“Oye Bernardo, che pasa ?”
“Ho sentito mio padre che parlava con altri e pare che nella Selva Lacandona si stiano raggruppando uomini e donne di origine india per una grande dimostrazione de orgullo Maya. Non solo a San Cristobal ma anche a Ocosigno, Altamirano, Oxchuc e altre città chiapaneque”.
“ Ma che tipo di dimostrazione?”
“Parlavano di un uomo di Città del Mexico e lo chiamavano Subcomandante Marcos. Non è indigeno ma conosce bene la storia del Mexico, del Chiapas e della sua povertà, di come el mal gobierno della capitale impoverisca la nostra regione svendendo alla multinazionali yanquis le nostre risorse naturali, senza che nessuna parte di questa ricchezza ricada da noi. Per questo la dimostrazione ci sarà el primero de enero, quando entrerà in vigore il NAFTA tra Usa, Canada e Mexico. Secondo il Subcomandante tale trattato arricchirà gli yanquis y los ricos de Mexico, non il popolo. Già molti indios si stanno organizzando per partecipare alla dimostrazione”.
“ E come si chiama este movimiento ?”
“Vogliono riferirsi ad Emiliano Zapata Gonzalez, il grande leader contadino del Morelos che nel 1914 guidò la rivolta dei peones contro i latifondisti. Arrivò a Ciudad de Mexico con Pancho Villa, ma rifiutò di sedere sulla poltrona presidenziale dicendo che non combatteva per il potere ma perché venissero restituite le terre. Mi pare di aver capito che si chiameranno Ejercito Zapatista de Liberaccion Nacional”.
“Allora sarà una revoluccion?”
“Non credo. Il Subcomandante Marcos dice che anche l’EZLN non si batte per il potere ma per i diritti delle popolazioni native. Questo mi pare un po’ contraddittorio perché in questa situazione non sarà facile convincere el gobierno central a fare concessioni senza combattere. Però la cosa più importante sarà cominciare, poi si vedrà”.
“Ma questi zapatistas sono dei comunisti ?”
“Quien sabe? Loro dicono di essere anticapitalistas e no global, che hanno riflettuto sulle conseguenze negative che la politica neoliberista propugnata da Washington ha sulle economie degli stati verso gli strati più deboli della poblaccion, come siamo noi in Chiapas, e che in ogni caso i comunisti non hanno mai mangiato i bambini. Mi pare si definiscano marxisti libertari e indigenisti. Del resto anche el obispo Bartolomè de las Casas era un difensore dei diritti degli indios ed era un vescovo”.
“Ora cosa pensi di fare?”
“Mio padre ha un po’ paura per la famiglia, ma io domani andrò nella Selva Lacandona con la mia bici.E’ una BMX di terza o quarta mano, me l’ha regalata mio padre perché mi sbrighi a fare le cose ed è adattissima per pedalare fuori strada. Voglio vedere il Subcomandante Marcos, ascoltare i suoi discorsi e capire meglio. Però ya ahora, per quello che ho sentito, sono d’accordo con le rivendicazioni.”
“Sono d’accordo. Mañana cerco anch’io una bici come la tua e vengo con te. Penso che l’anno prossimo accadranno grandi cose in Chiapas. Hasta luego Bernardo.”
“Hasta luego Diego y… Viva Zapata!“
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