Parole per Imola: Welfare

Lug 19, 17 Parole per Imola: Welfare

Dania Tondini. 53 anni,  giornalista pubblicista, laureata in Lingue straniere e Comunicazione sociale. Dopo un periodo dedicato al settore no-profit, da vent’anni lavora per una ONG di emergenza e sviluppo. Ama leggere, passeggiare, cucinare per gli amici: “Non riesco a non interessarmi di quello che mi accade attorno”, dice.

 

WELFARE

Se parliamo di welfare parliamo di benessere. Da qui bisogna partire per considerare anche la sua accezione più tecnica, legata all’assistenza sociale e alla più concreta prospettiva della “welfare society”.  Sono tre le parole utili a definire una visione realistica e praticabile che punti davvero al benessere della nostra comunità: risorse, responsabilità, e rapporti.

Le tre R del welfare

Risorse. La maledizione di questo termine è il rischio di ridurlo alle risorse economiche. Le vere risorse sono le persone, sia per il solo fatto di esistere che per il loro capitale umano. Ciascuno di noi ha risorse individuali, economiche, relazionali. La povertà nella sua definizione più vera è il non poter realizzare i propri talenti, e la maggiore debolezza deriva dal non avere coscienza del proprio valore e delle proprie possibilità.

Responsabilità. Tutti hanno qualcosa da offrire. In qualunque situazione ci si trovi, anche la più difficile, si ha sempre qualcosa di positivo da mettere in campo. Come minimo il fatto di esserci e maturare un coinvolgimento personale che soddisfi noi stessi e la collettività. Occorre responsabilizzare le persone facendole sentire legittimate a contribuire al bene della comunità.

Rapporti. Un problema drammatico della nostra società postmoderna e individualista è la solitudine. La vita significa soprattutto imparare a stare insieme, eppure la maggior parte delle fragilità sono relazionali; ma l’amore non si compra, neanche con i soldi dell’assistenza sociale. Sarebbe utile coinvolgere tutti affinchè le persone siano guardate come esseri umani unici e irripetibili.

Senza un cambio di passo, di fronte a un malessere ampiamente diffuso, la prospettiva che si presenta spazia dall’essere inutili all’essere fonte di ingiustizia. Dipende da noi.