Parole per Imola: Nido d’infanzia
Giuliana Capra è educatrice nei nidi imolesi dalla loro apertura nel 1976. Dopo tanti anni ha ancora grande entusiasmo e sogna anche oggi la realizzazione di luoghi dove i bambini possano convivere, giocare, apprendere, comunicare, mentre i genitori e gli adulti in genere si incontrano, stanno insieme e collaborano alla costruzione di una società positiva. Si ritiene fortunata perché ha svolto il lavoro che desiderava fare, una missione bella ed emozionante che l’ha impegnata a rispondere alle esigenze delle famiglie. (Pac)
NIDO D’INFANZIA
L’asilo nido nasce per dare risposte alle diverse esigenze famigliari. La storia di Imola testimonia grande sensibilità verso l’infanzia e una continua attenzione ai bisogni delle famiglie che dal canto loro rispondono con una partecipazione attiva alla vita dei servizi.
Il nido è sempre stato un luogo al passo coi tempi e in grado di supportare le mamme lavoratrici. Negli anni Settanta la società era in forte evoluzione e le donne sono entrate in modo massiccio nel mondo del lavoro. Il nuovo modello di famiglia mononucleare aveva bisogno di supporti per la gestione dei figli e in questo contesto nacquero diversi asili nido, scuole materne, scuole a tempo pieno, mense.
Il sogno di poter contribuire a creare un nuovo modello di società con gli asili nido era in quel periodo molto forte, perciò molte educatrici oltre ad un lavoro hanno trovato un modo per partecipare e collaborare alla trasformazione della società. Da sempre mi considero una di loro, fortemente motivata nella scelta del mio lavoro che considero una missione.
I nidi furono aperti ad Imola nel maggio del 1976 dal sindaco Bruno Solaroli e dall’assessore Maria Rosa Franzoni. Pochi anni prima, nel dicembre del 1971, era stata emanata la legge 1044 che istituiva gli asili nido a livello nazionale; l’Emilia Romagna fu una delle prime regioni ad applicarla.
Il modello educativo di riferimento era quello scolastico, tratto dall’esperienza delle scuole materne, con orari determinati che sovente non coincidevano con le esigenze di bambini così piccoli. Ci rendemmo subito conto che il modello organizzativo doveva essere modificato e che era necessario capire e dare risposte adeguate in modo da far collimare i bisogni individuali con le esigenze del gruppo.
La pedagogista Maurizia Gasparetto guidò in quegli anni dei corsi di formazione e di aggiornamento che ci hanno portato a tracciare un metodo culturale per i nidi tuttora condiviso, ripreso ed elaborato dall’attuale pedagogista, la dott.ssa Molinazzi, nel progetto pedagogico dei nidi di Imola.
La frequentazione continua con le famiglie nei nidi e nei centri gioco ci ha dato l’opportunità di comprendere gli attuali bisogni di conciliazione fra casa e lavoro. Nel tempo abbiamo quindi cercato di rendere il nido un luogo meno istituzionale e più famigliare: con orario libero e spazi aperti per i bambini.
Penso che sia giunto il momento di fare un ulteriore salto di qualità. I supporti familiari sono sempre meno ed è necessario creare spazi pubblici di conciliazione scuola-lavoro che favoriscano un sentimento di partecipazione e di cittadinanza attiva. I genitori chiedono sempre più luoghi per stare insieme con bambini e altre famiglie; si percepisce la voglia di vivere con pienezza la comunità, di confrontarsi, di discutere ed elaborare insieme i bisogni legati ai successivi percorsi scolastici.
Se la legge 107 delinea uno scenario aggiornato per i servizi educativi ad Imola stiamo proprio andando in questa direzione. Sono partita da un sogno negli anni Settanta e vorrei continuare a sognare anche oggi.
Commenti recenti