Sacco e Vanzetti: 90 anni dopo un esempio che serve ancora

Era molto più anziano di come me lo ricordavo, ma forse il suo aspetto era minato da una malattia, e mi colpì il suo sguardo basso, rivolto verso il marciapiede. Camminava radente il muro, quasi ad accarezzarlo. Aveva una giacca scura. Mi sembrava leggero e si muoveva come uno che non voleva farsi notare. Era in via delle Botteghe Oscure, sotto la sede del PCI. Doveva essere la primavera del 1998. Certo lo avevo visto tante volte in originali televisivi, in piccole parti in film più o meno importanti. La sua voce, poi, era più nota del suo sguardo triste. Era Riccardo Cucciolla. Un grande attore italiano, di quelli di seconda fila, che per me, per sempre sarà il volto, la voce e il corpo di Nicola Sacco che gli ha dato Giuliano Montaldo.
Gian Maria Volontè, invece, lo avevo incontrato quando ero ancora bambino, alla Festa Nazionale de l’Unità di Roma del 1972. Lavorava come volontario, in mezzo ad una calca mostruosa, in uno stand dove vendeva pane e salsiccia ai militanti comunisti arrivati là per sentire il primo comizio di chiusura della festa, da segretario del PCI, di Enrico Berlinguer. Quella sua presenza là me lo rese indelebilmente mitologico, anche quando interpretava il cattivo nei film di Sergio Leone. Ma la sua faccia è e sarà sempre per me quella di Bartolomeo Vanzetti.
Scrivo oggi di loro perchè è la ricorrenza del 90esimo anniversario dell’esecuzione della condanna a morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. I due furono riconosciuti colpevoli di omicidio di un ragioniere e di una guardia di un calzaturificio di South Braintree, una ventina di miglia a Sud di Boston, in Massachusetts.

Opera di Ben Shahn:
Bartolomeo Vanzetti and Nicola Sacco, 1931–32. Guazzo su carta (il guazzo è un metodo che utilizza colori opachi mescolati con acqua, miele e gomma e si usa generalmente in dipinti di uccelli, paesaggi e piante).
Le cose che penso di sapere di loro, al di là di quello che si trova ad una prima rapida ricerca on line, sono qualcosa di profondo, che ha segnato la mia formazione e passano tutte per le emozioni che mi diede la visione del film di Montaldo, uscito nel 1971. Ricordo anche che mi portò a vederlo – con la mia grande perplessità – mia zia, al cinema Cristallo di Imola. Il monologo di Volontè/Vanzetti, ogni tanto lo vado a riascoltare, perchè fa ancora venire i brividi:
[Chiede il giudice:] Bartolomeo Vanzetti avete qualcosa da dire prima che la condanna a morte divenga esecutiva?Sì: ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato… Ho combattuto per eliminare il delitto, primo tra tutti lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo… Una frase signor Katzmann mi torna sempre alla mente: “Lei signor Vanzetti è venuto qui nel paese di bengodi per arricchire!”… Una frase che mi dà allegria. Io non ho mai pensato di arricchire. Non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando qua dentro. Sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico… Perché sono italiano. IO SONO ITALIANO. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, ed io per due volte potessi rinascere: rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto…

(Apro una parentesi: 10 anni dopo quella dichiarazione che fa onore a Dukakis, si trovò a sfidare George Bush padre nella corsa alla Casa Bianca e perse in modo molto netto. Ho ritrovato una foto dove si vede uno dei cartelli della sua campagna elettorale, nella vetrina di uno street food a New York nel 1988)

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