Parole per Imola: Prendersi cura

Set 19, 17 Parole per Imola: Prendersi cura

Alberto Martini lavora da vent’anni nel mondo della scuola e del sociale, prima come educatore poi come psicologo che si occupa dell’età adolescenziale. E’ anche membro del Comitato Imola Futuro, un servizio per la città pensato per i giovani che vuole rispondere con i fatti alle richieste spesso inascoltate dei nostri ragazzi. Ha avuto la fortuna di incontrare dei maestri che l’hanno aiutato a trovare la sua strada e ce lo racconta a cuore aperto. (Pen)

 

PRENDERSI CURA

Claudio ha pensato di assegnarmi una parola che si presta a numerose speculazioni filosofiche ma credo che sia giusto parlare di chi si è preso cura di me in un’età che, a ragione, viene considerata la più difficile: l’adolescenza.

Prendersi cura di qualcuno aiuta a stare bene perché ci fa sentire buoni, tuttavia esistono diversi risvolti insidiosi. Quando decidiamo di offrire il nostro aiuto rischiamo di farlo partendo da noi stessi e dall’unico modo in cui riteniamo giusto agire, ma così smettiamo di ascoltare l’altro dando delle soluzioni a priori. Soprattutto si mina l’autostima e l’autonomia di chi ci chiede un aiuto.

Sono stato un adolescente come tanti, un bravo ragazzo che aiutava il prossimo convinto di farsi a sua volta aiutare. Uno studente nella media che non sempre si sentiva ascoltato e capito. Il più delle volte le spinte interiori che si agitavano in me rimanevano indecifrabili come un senso di malessere generale. Al di fuori della mia famiglia cercavo adulti che potessero aiutarmi constatando un leggero senso di indifferenza. Tante pacche sulle spalle, “crescerai”, mentre mi sentivo sempre più giù.

Ormai maggiorenne – ancora in terza superiore – incontrai un professore di psicologia che mi ha cambiato la vita. Il cambiamento è passato dalla didattica. Con lui ho imparato a seguire le lezioni, ad appassionarmi allo studio. Ho capito che con un buon metodo di ricerca è possibile risolvere problemi che ritenevo fino a quel momento insormontabili. Superati gli scogli i voti migliorarono. Avevo finalmente trovato la mia strada.

Il mio professore era una persona normale, aveva il suo carattere, ma dedicava gran parte della lezione ad ascoltare me e i miei compagni. Rispettava le nostre idee e ci presentava le sue. Ci motivava a dare il massimo, a credere in noi, e ci riprendeva quando ci dimostravamo sciatti o superficiali. Ci raccontava di come il sapere pervada tutte le cose e di come noi stessi siamo parte di un mondo da costruire insieme. Avevo finalmente trovato l’adulto che anch’io volevo diventare, e capito che senza gli strumenti adatti il prendersi cura serve a poco.

Da allora ho trovato il mio posto nel mondo e provo a prendermi cura degli adolescenti che in me cercano una spalla, qualcuno che non li giudichi e ne rispetti l’autonomia di giudizio, provando a spiegare il concetto di libertà e di libero arbitrio cerco di essere quell’adulto che alla loro età ho incontrato.