Imola non è Baratteria, ma serve il senso etico di Sancio Panza

Mar 28, 18 Imola non è Baratteria, ma serve il senso etico di Sancio Panza

Don Chisciotte è davvero appassionante, anche tanti anni dopo il mio primo incontro con questo monumentale romanzo, mi emoziona. Mi ha colpito, tra le tante cose, quella che in convegni e saggi è stato definito: il senso etico di Sancio Panza. La storia è nota, un gruppo di nobili incontrati dal cavaliere errante Don Chisciotte e dal suo fido scudiero, vengono a sapere della promessa che il padrone aveva fatto al contadino di concedergli il governo di un’isola. Così organizzano per scherzo l’insediamento di Sancio come governatore dell’isola di Baratteria (che per altro non è neppure un’isola). E Sancio, preso molto sul serio questo impegno afferma, per sé e e per il proprio popolo: “Ora si vedrà se ho bastante comprendonio per governare un regno intero”.

 

Sancio lavora alacremente e riesce a dispensare con molta convinzione giustizia ed equità contadina, recita a memoria proverbi che si attagliano ad ogni situazione e, ben prima e ben oltre Chance Giardiniere, viene ammirato e riverito per la profondità del suo agire, tanto che “tutti rimasero stupiti, e ritennero il loro governatore un secondo Salomone”.

Ma come scrive bene Giuseppe Mannino, “Sancio Panza non era nato per fare il governatore e dopo appena dieci giorni, in cui con il suo buon governo e la sua concretezza aveva “burlato i burlatori”, decide di mollare la carica, facendo una cosa che pochi politici sanno fare: rassegnare le dimissioni”.

Quanto è attuale questa osservazione e quanto si dovrebbe imparare anche in città che si trovano oggi a dovere prendere decisioni importanti per il futuro del governo delle città, dove gruppi dirigenti senza senso della concretezza sono come imbambolati di fronte all’urgenza della realtà. Tra candidati che si fanno firmare lettere di adesione ma rimangono senza arte nè parte non avendo il coraggio di fare un passo indietro e lasciare il posto a chi ha più capacità e carisma. Candidati indecisi a tutto. Candidati di un’altra era geologica. Potrei parlare di Pisa, dove assistiamo ad una frantumazione del centro sinistra e ad una proliferazione di candidature che nascono dal nulla. Oppure potrei approfondire la situazione di Imola dove siamo alla paralisi e l’unica notizia positiva è che parte del gruppo dirigente del PD è andato in vacanza e per qualche giorno non ci saranno altre mosse. Ma potrei parlare di altre città dove il centrosinistra è oggi forza di governo dove si assiste alla contaminazione da morbo della paura, dell’incapacità di leggere la realtà circostante, vinti della irresponsabile necessità di guardare il proprio ombelico senza pensare all’interesse della città.

Il discorso di addio di Sancio Panza è da ricamare sul cuscino, perché può tornare buono sempre:

“Lasciatemi tornare alla mia antica libertà: lasciatemi andare a ricercare la mia vita passata, per resuscitare da questa morte presente. Io non sono nato per fare il governatore né per difendere isole e città assalite da nemici. Io sono adatto per arare, zappare, potare e propagginare le viti, che per fare leggi e difendere province e regni. San Pietro sta bene a Roma!: e con questo voglio dire che ognuno deve fare il mestiere per cui è nato…” – E per dimostrare che aveva governato bene, aggiunge: “Sono venuto senza un soldo e senza un soldo me ne vo; tutto al contrario di come son soliti andarsene i governatori di altre isole. Siccome vado via da qui senza un soldo, questa è la prova più evidente che ho governato come un angelo”.

Mette grande tristezza questa perdita di ogni senso di responsabilità, lo smarrirsi dell’idea dello stare insieme per costruire una prospettiva di governo della città credibile, questo frantumarsi congenito di una sinistra che nei momenti di difficoltà, invece di stringersi e minimizzare le proprie differenze, si spacca e cerca sentieri rassicuranti per rimarcare la propria singolare Identità.

Una forza politica impaurita delle proprie ombre, che vede incantatori che trasformano in locande i castelli, in cavalieri nemici i mulini a vento, in prigioni circondate dalle acque i luoghi di lavoro dei mugnai, in avversari privi di dignità i caprai è inconcepibile nella storia del riformismo della nostra regione.

Un mio amico oggi mi ha detto: “Sono colpito dal fatto che tu ci credi ancora, quello che hanno fatto in questa regione è inconcepibile”. La mia risposta è stata amara: “Non so se ci credo ancora. So che certamente quello che è fuori dal centro sinistra è peggiore. Io non sono preoccupato della sorte di una partito, al quale per altro non sono mai stato iscritto. Sono preoccupato per il mio Paese e, oggi più che mai, sono preoccupato del destino della mia città, che amo e che non vorrei vedere nelle mani di persone incompetenti, impreparate, incapaci di distinguere il grano dal loglio“.

Non so se ci sia ancora tempo. Ma lo chiedo un’ultima volta a chi si è proposto come candidato (non solo dentro il PD): Fermatevi. Provate di usare la testa, il comprendonio, non la pancia. Chiedete a chi vi ha portato a questa situazione di farsi da parte e prendete voi l’iniziativa. Chiudetevi in una stanza scegliete un candidato diverso da voi, che possa rappresentare una speranza per il centrosinistra e una guida sicura per la città.

 

 

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