Pagella alla politica imolese prima delle elezioni

Apr 14, 18 Pagella alla politica imolese prima delle elezioni

Bruno Solaroli è il vecchio saggio della politica imolese. Intervenendo alla direzione del PD dopo il voto del 4 marzo disse: “Solo un miracolo può farci vincere”. E’ proprio così. Non sono mai andato politicamente d’accordo con lui anche quando facevamo parte della stessa area, ma mi pare che di fronte ad un voto politico come quello del 4 marzo (imprevedibile solo per quelli che stanno chiusi in un ufficio e non incontrano nessuno per strada neppure per caso) la partita imolese, dopo 73 anni di governo della sinistra, mi pare abbastanza complicata. L’unica speranza di riportare a casa lo scalpo è l’inconsistenza del candidato avversario Manuela Sangiorgi. Per quanto riguarda la destra sono reduce dalla lettura de Il Conte di Montecristo e la scelte mi pare surreale: Lega e Forza Italia hanno presentato una specie di Danglars imolese, quel Giuseppe Palazzolo, nella sua vita politica è stato un arlecchino servo di tanti padroni. Ora, della candidata del centrosinistra – Carmela Cappello –  ho sentito molte impressioni positive, mi auguro per Imola che abbiano ragione. Ma prima della discesa in campo delle formazioni, alla fine di questa fase politica mi voglio esibire in una valutazione delle prestazioni dei protagonisti in campo. Come si fa per le partite di calcio. Perché, mi viene questa battuta, la politica è diventata in questi anni “la prosecuzione del calcio con altri mezzi”.

 

A Imola, dopo il 4 marzo abbiamo assistito ad una serie di scelte poco spiegabili e la partita è stata molto particolare per un partito che è sempre apparso serio ed affidabile, dove si discuteva anche in modo franco e ruvido, ma che alla fine assumeva decisioni sinceramente condivise da una grande maggioranza. Questa volta ho guardato da lontano, con un binocolo, come faceva Giampaolo Pansa ai congressi del PCI. Ammetto che è molto più divertente. Ho fatto la pagella dei protagonisti di queste settimane. Si tratta di una partita. Magari il risultato finale del campionato sconvolgerà queste opinioni.

Giuseppina Brienza. Non la conoscevo prima di qualche mese fa. Mi dicono abbia fatto bene l’assessore recuperando situazioni difficili del passato ed è stata una di quelle che molto presto ha preso iniziativa di lungo respiro, aggregando un bel gruppo di persone di valore e impegnate per pensare alla città. L’intelligenza non basta ma è un buon inizio. Imola Futuro ha avuto un ruolo complessivamente positivo in queste settimane anche se ha sempre oscillato tra stare nella coalizione od uscirne. Il solo pensare di non essere parte dell’alleanza di centro sinistra mi fa pensare che la politica sia, purtroppo, un’attività dove si fatica a trovare un luogo di comprensione dei fondamentali. Imola Futuro fuori dal centro sinistra competitivo sarebbe totalmente irrilevante. Qui può raccogliere un po’ di consensi se riuscirà a fare una bellissima lista, perchè il peso delle persone in una competizione amministrativa si sente. Nelle ultime settimane ha perso l’ombrello. Il voto è di stima. 6-

Carmela Cappello. Ho avuto modo di incontrarla tanti anni fa per una questione professionale. Non ho un’opinione sulla sua qualità politica. Le ho scritto un messaggio: “Dica di no a tutti. Per ora”. Immagino avrà la fila di aspiranti assessori, deve rendersi conto bene con chi ha a che fare senza rispettare ordini di partito. Di qualsiasi partito. L’ho sentita in un’intervista che gli ha fatto Pejo ieri. Sarà perché io non voterei mai per un mio vicino di casa, ma temo che sull’impostazione della campagna elettorale ci sia molto da lavorare. Ha avuto coraggio ad accettare questa sfida. Non c’è che dire. Di questo credo che tutti gli imolesi gliene debbano essere grati. Ieri sera alla direzione del PD se l’è cavata bene e speriamo che non ci siano sorprese negative imprevedibili nel percorso che porta al 25 giugno. Deve dimostrare nei fatti che Daniele Manca non è il suo ventriloquo. Le frecce che sono nel suo arco sono: è indubbiamente una novità, è donna, conosce le leggi. I punti di debolezza sono: è una novità e la politica è una bestia da conoscere, non mi pare abbia una visione ampia dello sviluppo della città, è poco conosciuta, sarà interpretata come un’invenzione dell’ultimo momento imposta dall’alto. Dovrà darsi molto da fare. Sembra determinata a farlo. 8

Fabrizio Castellari. C’aveva fatto la bocca. In questi mesi ha lavorato molto bene nel profondo: nelle piccole imprese, nell’associazionismo, tra i suoi vecchi amici e tra le persone che lo hanno conosciuto come professionista. La sua esperienza lo ha portato a fare bene quasi tutte le mosse. Ma ognuno di noi ha una storia e i vecchi contrasti, le ruggini dell’antipatia hanno – in una città come la nostra – un peso significativo. Spesso determinante. Credo che sarà molto deluso dell’esito della vicenda e non sarà facile per lui fare come se nulla fosse successo. Bene, bravo, 7+

Carlo Gollini. Lo conosco da più di 40 anni, credo di sapere il misto di sentimenti che ha provato quando gli è stato chiesto di essere il candidato del centrosinistra. Credo che dire di no e rimanere su questa posizione nonostante i numerosi assalti che ha ricevuto sia solo la conferma della sua integrità intellettuale e morale, della sua serietà e del senso dei suoi limiti. Credo che nel tempo limitato della sua riflessione abbia avuto modo di vedere il deterioramento del livello della politica. Vorrei rassicurarlo: non è solo un problema locale. 9

Romano Linguerri. Allineato e coperto ha organizzato attorno a sé il centro che guarda a sinistra. Ha provato di sostenere la candidatura di Castellari, ha perduto, ma è sempre stato in gioco. Anche in questo caso l’esperienza ha avuto un certo peso. Ora il suo problema sarà quello di raccogliere una percentuale di voti rilevabile, perché le tensioni interne al panorama cattolico imolese non sono state raccolte tutte da Imola Più e la nascita di altre liste civiche su interessi particolari possono rivelarsi un avversario molto difficile. 6

Stefano Manara. Non c’è dubbio che sarebbe stato il migliore dei sindaci possibile. Si è ritenuto non fosse il migliore dei candidati. Un partito senza orgoglio delle cose che ha realizzato, senza capacità di rispondere colpo su colpo alle critiche degli avversari, senza un programma degno di questo nome, senza organi dirigenti messi in condizione di entrare nel merito delle decisioni ha deciso di sacrificarlo, di nasconderlo sotto il tappeto. Stefano non è un “cavallo di razza” come tutti doveva essere accompagnato e supportato perché la politica non è la sua coppa di thè. Ma ha senso pratico, passione e visione. E’ rimasto al suo posto, non ha fatto nessuna polemica dimostrando grande eleganza. 8

Daniele Manca. La mancanza di abitudine alla battaglia politica è venuta fuori in questa occasione. La sua reazione al risultato elettorale è stata per me assai sorprendente. Ha reagito come chi non si aspettasse un risultato di quelle proporzioni: senza lucidità e senza avere in tasca un piano B. Questo per uno che fa politica da tanti anni è peccato grave. Si era fatto in testa un paio di film possibili (la candidatura Tronconi e in subordine quella di Manara) che ha dovuto togliere dallo schermo e si è affannato a cercare la faccia nuova. L’ha trovata, facendo una scelta anche brillante. Ha blindato l’accordo a livello nazionale con MPD… ed ora pensa di cavarsela sparendo dalla circolazione. Il suo carattere non lo aiuta a mantenere rapporti cordiali, perché si lega ad un dito ogni critica dandole forma personale e non politica. Alla fine questo pesa. Non glielo auguro, ma se per caso si dovesse andare a votare ad ottobre, non si troverebbe più sotto i piedi il tappeto rosso che aveva questa volta e non avere seminato bene in questi mesi sarà un handicap importante. 5

Daniele Montroni. Ha interpretato il ruolo di attore non protagonista senza essere trattato molto bene dal Partito che ha servito con grande dedizione, serietà, rigore in tutti questi anni. E’ tornato senza fare una piega a lavorare alla Manutencoop con un certo orgoglio. Io penso che nel panorama locale e regionale non ci sia molta gente migliore di lui nel Pd. Spero che ad un certo punto qualcuno se ne accorga. 8

Giuseppe Palazzolo. Diciamo che il voto è più rivolto al centrodestra imolese, più che una valutazione personale, che sarebbe molto più bassa. Lo osservo da quando correva per fare il segretario del PSDI (per chi non sapesse di che cosa si tratta sto parlando del Partito Socialista Democratico Italiano, i saragatiani … ma mi riferisco alla preistoria della politica). L’ho poi visto in Alternativa Democratica, nei prodiani, in Progetto Imola, nell’Asinello, nella Margherita, a litigare in qualche altra lista civica… Allego anche la lettera al Corriere di Romagna di Riccardo Mondini, proprio al proposito. L’unica spiegazione che mi sono dato alla scelta di una candidatura tanto squinternata è mettere lì il peggiore che avevano per essere certi di non andare al ballottaggio ed avere la possibilità di contrattare con i grillini i posti, per appoggiarli al ballottaggio. Non ci vedo nessuna intelligenza in una strategia di questo genere, ma almeno si tratta di un disegno che altrimenti non si spiega. 3.

Lettera Mondini

Marco Panieri. E’ stato caricato come una molla da qualche vecchia volpe a candidarsi. Si è convinto. Il suo obiettivo era essere il prescelto ma si è presto trovato disorientato per le sue insicurezze personali e per la mancanza di alleanze affidabili. Non ha preso nessuna iniziativa politica degna di nota. Dopo il 4 marzo ha solo deciso di non ritirarsi e di fare una accordo di ferro con Castellari. Il problema era che con il gruppo dirigente del partito più giovane doveva prendersi in spalla la situazione, alleandosi certo. Lasciare l’iniziativa a chi aveva condotto il partito fino ad allora è stato l’equivalente di firmare la propria resa. Volgarmente si direbbe che non ha dimostrato di avere gli attributi. Ma gli è mancata anche la generosità di sostenere una candidatura migliore di quelle che erano in campo. Credo che sia giusto che nei prossimi anni possa crescere con responsabilità più significative di quelle che ha avuto fino ad oggi per dimostrare anche qualità di pragmatismo e di gestione di progetti complessi, sia nel caso il Pd vinca, tanto più nel caso che perda. E’ stato travolto dalla confusione di Viale Zappi. 6=

Marco Raccagna. Un disastro. Se davvero il risultato delle politiche fosse stato così catastrofico come è stato valutato, il segretario del partito doveva dimettersi un minuto dopo il calcolo delle schede. Invece ha annunciato che non si sarebbe ripresentato candidato, ma a settembre e ha guidato le trattative per definire la coalizione in modo del tutto raffazzonato e ansiogeno. Con un metodo arrogante e un’incapacità assoluta di aprire un dialogo e di confronto vero, tanto che ha portato una fibrillazione continua negli incontri. Non parliamo del grado di convinzione che ha esercitato verso le persone che potevano rappresentare un valore aggiunto nel centrosinistra. Non ha mai fatto un lavoro di squadra degno di questo nome, anche perchè non è considerato affidabile. Il nome del candidato i dirigenti del partito lo hanno letto sui siti web e sui giornali e l’assemblea che ha ratificato la scelta è arrivata dopo la presentazione alla stampa della candidata. Io credo che sia un comportamento scandaloso. 2

Manuela Sangiorgi. Ormai la tattica dei grillini nel governo delle città è quella brillantemente analizzata da Corrado Guzzanti, anni fa, ai tempi del primo Governo Prodi. L’ho sentita in Consiglio Comunale e aveva lo stesso stile dei vecchi consiglieri comunali della Democrazia Cristiana all’opposizione negli anni ’80. Per me è un complimento. Non mi pare abbia alcun carisma, ma certamente non si può sottovalutare. Un queste settimane ha fatto dignitosamente quello che deve fare: niente. 6

 

Marcello Tarozzi. E’ in campo da diversi anni e si è guadagnato con dignità un ruolo e un peso. Applica una vecchia regola: il lavoro di chi fa politica è fatto da 99% di traspirazione e dal 1% di ispirazione. Si era convinto che il candidato sarebbe stato il “campione” della sua generazione di quarantenni maturi. Quando ha capito che non poteva essere così ha perso le staffe e in modo sincero lo ha confessato, mettendo un po’ di sentimenti in questa politica imolese tanto asettica e senza sangue. Mi è piaciuto. 7

 

Davide Tronconi. Ha cercato di stare in campo anche quando era evidente che non poteva essere lui il candidato. Non cambiare posizione a dispetto dei santi non è una qualità. Detto questo è una persona leale e certamente avrà contrattato un peso importante personale e per il gruppo che lo hanno sostenuto. Il gruppo è stato la sua forza e la sua condanna: non ha avuto la capacità di andare oltre il suo recinto e la sua correttezza è stato l’alibi per non agire. Doveva essere lui, per la sua esperienza e per le sue qualità a mettere da parte il segretario del partito, a guidare le trattative a chiudere un accordo. Anche perchè con Manca a Roma il leader politico in campo dovrà farlo per forza, sia che le cose vadano bene sia nel peggiore dei casi. Alzare la voce era la sola carta che aveva dopo l’ingresso del gruppo dirigente nella nuvolo della confusione del dopo voto. Io, in modo diretto e a volte forse troppo brutale, gli ho sempre imputato di avere un carattere non adatto a comandare. Anche questa volta i fatti lo hanno confermato. Un voto in più per la generosità con cui ha accolto la candidatura della Cappello. 5+

 

 

 

 

 

 

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2 Comments

  1. Silvestro Gambi /

    questa dell’inconsistenza di Manuela Sangiorgi non la dovevi proprio dire .non risponde al vero e non è educato ,anche perchè probabilmente non hai elementi per dirlo.come credo a occhio e croce non hai elementi neanche per apprezzare così tanto la Cappello. ha ragione Solaroli anche se non capisco come .questi ( i piddini del coacervo) non hanno cognizione di cosa sia una frana in politica. continua a franare sotto i piedi e non te ne rendi conto .se non che ci vorrebbe un colpo di reni formidabile e invece si sceglie un candidato che fa parte della causa della frana. invocano la discontinuità ma manco gli passa per la testa che sono loro la continuità.

    • Ho premesso che la Sangiorgi ho avuto modo di ascoltarla in consiglio comunale e ho letto sue dichiarazioni e una sua intervista impegnata sul Diario di qualche tempo fa. La sua immobilità – credo ordine di partito, visto che è anche la linea assunta da Virginia Raggi – le permetterà di godere dell’onda nazionale e dell’accordo con i fuoriusciti di Mdp, che dovrebbero scegliere di far confluire i loro voti sul MoVimento.